Il lago di Pratignano (o Pratignana, come più comunemente lo chiamano a Fanano) è una delle più importanti zone umide della provincia di Modena. Lo specchio palustre si trova a 1307 m di quota, in una depressione di origine tettonica (sdoppiamento di crinale) originatasi migliaia di anni fa.
Sabato 10 giugno escursioni sul Libro Aperto a Fanano per vedere i rododendri in fiore; domenica 11 giugno trekking verso il borgo abbandonato di Sant’Antonio a Frassinoro.
Rododendri in fiore sul Libro Aperto. Il giro dei Pizzi Il rododendro (Rhododendron ferugineum) è un arbusto alto fino a un metro, caratterizzato da foglie persistenti, ellittico-spatolate, di colore verde scuro sulla pagina superiore e bruno ferrugineo sulla pagina inferiore. I suoi fiori con corolla rosso-purpurea sono caratterizzati da un intenso profumo che, da metà Giugno circa, va ad aggiungersi alla sinfonia odorosa delle erbe delle praterie d’alta quota. La specie è ampiamente diffusa in Italia sull’arco alpino, mentre a sud delle Alpi lo si trova in poche ed isolate stazioni dell’Appennino tosco-emiliano, fra il parmense ed il modenese. Questa situazione è dovuta al fatto che in Appennino il rododendro è presente in quanto specie relitta, cioè rimasta a testimonianza della flora di tipo alpino che ricopriva le vette d’Appennino durante l’ultimo periodo glaciale. Nel modenese, una delle stazioni più conosciute e meglio conservate, dove si può ammirare la stupenda fioritura del Rododendro, è il versante nord del Libro Aperto. Proprio qui siamo stati stamani, in ricognizione sul “giro dei Pizzi“, (itinerario che tocca Pizzo dei sassi bianchi, Pizzo delle stecche e sfiora il Pizzo della fontanina) che il gruppo trekking La via dei monti proporrà nel prossimo calendario estivo, sabato 30 giugno 2018, proprio con l’obiettivo di salire ad ammirare i rododendri in fiore. L’itinerario parte dai Taburri, località che si raggiunge risalendo in auto da Fanano la valle del Fellicarolo. A piedi si parte dal rifugio Taburri imboccando il CAI 445, lunghissimo sentiero di collegamento trasversale fra le valli del Fellicarolo e dell’Ospitale, che noi percorreremo per poche centinaia di metri. Giusto il tempo, superato il ponticello sul Doccione, di imboccare alla nostra sinistra il CAI 433 che sale verso il monte Serucca. La salita procede continua senza però tratti particolarmente insidiosi, anche perché, appena superato il Serucca, il sentiero esce dalla faggeta per percorrere sul fianco l’aguzza mole del Pizzo dei sassi bianchi. E da qui in poi la fatica sarà sempre alleviata e ampiamente ripagata da panorami da levare il fiato. Lungo il sentiero, a partire dai 1700m circa di quota, iniziamo ad incontrare i primi rododendri. Già qualche arbusto meglio esposto sta mettendo fuori i primi boccioli. Anche le marmotte sono ormai in piena attività. In breve ci troviamo alla nostra sinistra un ghiaione che ricopre il fianco dell’anticima del Libro Aperto. Qui siamo all’incrocio fra il CAI 433, che prosegue per circa 200 m fino ad innestarsi sul CAI 447 (sentiero di crinale fra il Cimone e il Libro Aperto), ed il CAI 435. Lasciamo il 433 e prendiamo il 435, percorrendo in traverso tutta la testata della valle . La salita è finita! non ci resta che goderci questo spettacolare paesaggio con le tipiche ondulazioni e vallette modellate dagli antichi ghiacciai. In circa 20-30 minuti di buon passo (ma il mio consiglio è di non affrettarvi troppo. Soffermatevi e godetevi appieno ogni angolo di questo piccolo Paradiso) superiamo lasciandolo alla nostra destra un cocuzzolo isolato (monte Donato) e i primi faggi contorti dal vento ci annunciano che siamo arrivati al Pizzo delle stecche. Alla nostra sinistra, in alto sul crinale, i costoni rocciosi del Pizzo della fontanina (monte Lagoni sulle carte CAI) incombono sull’ampio vallone de I Ghiacci e noi, sempre seguendo il CAI 435, svoltiamo a destra quasi ad angolo retto, superiamo in discesa una bella faggeta con esemplari monumentali (le stecche) e ci troviamo in un ampio pianoro solcato da un ruscelletto. Rientriamo in faggeta e velocemente ci abbassiamo di quota fino al rifugio Gran Mogol, a Serralta di qua, antico borgo ormai abbandonato. Qui il 435 termina innestandosi sul 445, sentiero ampio e agevole che seguiamo per circa un paio di kilometri (superando anche un guado piuttosto ampio) fino a trovarci nuovamente al punto di partenza. Tutto l’anello ha una lunghezza di circa 8,5 kilometri con un dislivello di 600 m circa in salita e altrettanti in discesa. Il paesaggio spettacolare e la piacevolezza del sentiero però, quasi non vi faranno accorgere della fatica. Stamani io e la fedele Briscolina l’abbiamo percorso in poco più di due ore, ma per farlo senza fretta e senza troppo faticare consiglio di percorrerlo nell’arco di un’intera giornata, magari gustandosi un buon pranzo al sacco proprio sotto il Libro Aperto. Dimenticavo…la fedele Briscolina, tecnologicissima con il suo GPS, ha anche battuto la traccia del percorso. Se la volete…scriveteci! Il calendario con tutte le altre escursioni dell’estate in Appennino lo trovate qui Vi aspettiamo! Per info e iscrizioni: 3711842531 oppure info@laviadeimonti.com
L’Orto Botanico Forestale di Abetone è aperto quest’anno dal 15 Giugno al 9 Settembre. L’Orto Botanico Forestale di Abetone si trova in comune di Abetone (PT), nella valle del Sestaione, valle di origine glaciale percorsa dall’omonimo torrente che nasce dalle pendici dell’Alpe di Tre Potenze e si immette nella Lima a Ponte Sestaione. Notizie storiche sull’Orto Botanico Forestale di Abetone Nel 1980 il dott. Federico Strada, piemontese d’origine e abetonese d’adozione, ebbe per primo l’idea di costituire all’Abetone un Orto Botanico. Durante i tre successivi anni i rappresentanti di Enti locali, Corpo forestale e Atenei toscani diedero il via all’iter formale fino a identificare la zona detta Acqua bona, nella valle del Sestaione, poco distante dalla Riserva Naturale Integrale di Campolino come l’area idonea ad ospitare il futuro Orto. Il nome di “Orto botanico forestale” sta a sottolineare la vocazione preminentemente tesa a valorizzare gli aspetti forestali, particolarmente significativi in zona. I primi lavori vengono avviati nel 1984 e l’Orto viene ufficialmente inaugurato l’11 Luglio 1987. Dal 1994 l’Orto è inserito nel percorso del sistema museale diffuso “Ecomuseo della Montagna pistoiese”. Come raggiungere l’Orto Per raggiungere l’Orto da Firenze e Pistoia si deve percorrere la SP 66 in direzione Le Piastre e San Marcello fino alla località La Lima. Da qui si prosegue lungo la SS12 in direzione Abetone fino alla località Fontana Vaccaia dove si imbocca a sinistra il bivio per Pian di Novello (Strada Comunale). Imboccata la comunale si prosegue per circa 2 Km finché, seguendo l’indicazione, si incontra un bivio sulla destra con la strada che porta all’orto botanico in meno di 1 Km. Da Pisa e Lucca si percorre la SS 12 in direzione Bagni di Lucca, Popiglio, Abetone fino a Fontana Vaccaia, poi si prosegue come sopra. Da Modena si percorre la SS 12 in direzione Pavullo, Lama Mocogno, Pievepelago, Abetone proseguendo dopo il valico dell’Abetone fino a Le Regine e Fontana Vaccaia dove si trova sulla destra il bivio per Pian degli Ontani, poi si prosegue come sopra. Orari: nei giorni feriali l’Orto è aperto dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.30, nei festivi l’orario è continuato. Biglietto di ingresso (comprensivo di visita guidata): euro 2 intero euro 1,50 ridotto Link utili: http://www.ortobotanicoitalia.it/toscana/obfa/ https://it.wikipedia.org/wiki/Orto_botanico_forestale_dell’Abetone http://brunelleschi.imss.fi.it/censimento/ischeda.asp?cr=557 L’ambiente dell’Alto Appennino pistoiese. I punti di interesse botanico Quali sono i punti di interesse botanico da vedere durante le escursioni sull’Appenino pistoiese? Vera perla dell’alta montagna pistoiese è la Foresta Demaniale di Abetone. Inserita in una preziosa cornice di cime fra cui il Cimone, la maggior vetta dell’Appennino Settentrionale, il Rondinaio, l’Alpe di Tre Potenze, il Libro Aperto, è una delle più belle e meglio conservate foreste d’Italia. Attraversata da due torrenti dal tipico aspetto montano, il Sestaione e la Lima, che ospitano ancora nelle loro acque fredde e turbolente popolazioni autoctone di trota fario mediterranea e scazzone, la foresta demaniale si estende per circa 2.000 ettari. Anticamente parte delle possessioni del Granducato di Toscana, la foresta, importante riserva di legname per la costruzione delle galee del Granducato (il legname veniva trasportato fino alla valle del Serchi da dove veniva poi fatto fluitare fino alla foce, attraverso un tracciato che ancora oggi conserva il nome di “via dei remi“), passò dopo l’annessione al Regno d’Italia, sotto la gestione del Corpo Forestale dello Stato che ancora oggi gestisce la Riserva Naturale Biogenetica di Abetone e le limitrofe Riserve Naturali di Pian degli Ontani e di Campolino. Dal punto di vista vegetazionale il panorama delle specie e delle loro origini è veramente vario. Secondo Foggi (1990) si può ipotizzare la resenza di tre grandi gruppi di specie con origini comuni: • entità originarie delle montagne circum mediterranee, migrate in Appennino attraverso le Alpi; • entità differenziatesi sulla catena alpina e poi migrate verso sud seguendo l’avanzata dei ghiacciai durante i raffreddamenti climatici del Pliocene; • entità differenziatesi sulla catena alpina e migrate verso sud durante le glaciazioni del Quaternario. La faggeta, la cui fisionomia risente oggi in modo evidente del tipo di governo (ceduo o fustaia), è la foresta tipica della fascia montana compresa fra i 900-1000 e i 1700-1800 m s.l.m., quota a cui in Appennino si attesta il limite superiore della vegetazione arborea. Come ci ricorda la bella guida “L’Orto Botanico Forestale di Abetone”, la struttura delle faggete della foresta di Abetone è molto semplice, con un unico strato arboreo dominato dal faggio in associazione a poche altre specie (acero montano, sorbo degli uccellatori, Laburnum alpinum, abete bianco) e un unico strato erbaceo, più ricco nelle fustaie, più povero nei cedui fitti, in cui compaiono Anemone nemorosa, acetosella, orchidea nido d’uccello, luzula, farfaraccio, Geranium nodosum e veronica delle faggete. Abetine e peccete sono, come in tutto l’Appennino Tosco-Emiliano, in gran parte di origine antropica. Alcuni nuclei di abete bianco spontaneo si trovano nella Riserva di Campolino. Sempre nella Riserva Naturale Orientata di Campolino si trova un prezioso patrimonio genetico e scientifico: un gruppo di esemplari di abete rosso vegetanti allo stato spontaneo, relitto dei popolamenti presenti nell’ultimo periodo glaciale. Oltre il limite del bosco, nei luminosi e aerei spazi del crinale affacciati sul Tirreno, si alternano le brughiere a mirtilli, formazioni relitte costituite da bassi arbusteti a ericacee (mirtillo nero, falso mirtillo) e arricchite, nel territorio abetonese, da numerose specie arbustive ed erbacee, e le praterie di alta quota, zone caratterizzate da vegetazione erbacea, differenziabili in praterie acidofile e neutro-basofile a seconda della tipologia del suolo. Le praterie acidofile, vegetazione tipica delle maggiori vette dell’Appenino Settentrionale, sono caratterizzate da copertura discontinua, interrotta da tratti di suolo con elevata pietrosità superficiale. Questa tipologia vegetazionale si sviluppa esposta alle condizioni climatiche e di esposizione più avverse. Le praterie neutro-basofile si riscontrano soprattutto in esposizioni settentrionali con ridotte pendenze e buona disponibilità di acqua e presentano come specie dominanti il trifoglio e alcune graminacee (Festuca puccinellii, Festuca nigrescens, Poa alpina). Infine, ultimo paesaggio vegetale presente, il più spinto per quanto riguarda le estreme condizioni ecologche cui è sottoposto, è quello delle pareti rocciose, cenge e falde detritiche, zone di rifugio per alcune specie di rilevante interesse fitogeografico. Molto interessanti, sia dal punto di vista vegetazionale che faunistico, sono le aree umide costituite dai piccoli laghi di quota, in cui si trovano abbondanti popolazioni di tritone alpino e tritone crestato e dalle torbiere. La varietà di tutti questi ambienti, vero patrimonio di biodiversità spalmato su un vasto territorio di cime, cenge, foreste e lamacce, si può ammirare, raccolto in poco più di un ettaro, visitando l’Orto Botanico Forestale di Abetone, situato a pochi Kilometri dal paese nella valle del Sestaione. Scopri tutte le escursioni naturalistiche nella Valle del Sestaione, le escursioni nell’Appennino pistoiese e i trekking nella montagna pistoiese alla pagina “le escursioni del mese” Se invece vuoi programma un’escursione su misura alla scoperta delle bellezze paesaggistiche delle nostre montagne contattaci. Ti aspettiamo!
Domenica 13 Novembre 2022 – ore 9.30 Levanto...
Sabato 15 Ottobre 2022 – ore 9.15 Passo delle...
Domenica 2 Ottobre – ore 9.00 Magrignana ...