L’irreale bellezza di Chiapporato

Sperduto tra i boschi al confine con la Toscana e lontano da strade carrabili, luce ed acqua, Chiapporato è la cornice ideale per un viaggio indietro nel tempo.

Il toponimo CHIAPPORATO è  documentato per la prima volta nel 1145, quando qui aveva possessi l’ Abbazia di San Salvatore di Vaiano: si tratta di un territorio compreso tra i più antichi centri abitati di Stagno e Fossato.

Un vero e proprio centro abitato sorse a cominciare dal XVI secolo: la nascita di questo paese deve essere ricondotta al più generale fenomeno di allargamento delle coltivazioni e di incremento demografico tipico di quel secolo. Gli abitanti ricavarono i loro campi disboscando foreste antiche e costruirono le loro abitazioni utilizzando le stesse pietre e gli stessi alberi della montagna.

Lungo i sentieri che raggiungono il borgo, fiancheggiati da muretti a secco e ombreggiati da secolari castagni e vecchi ciliegi, noci e meli, si incontrano la fonte, il lavatoio, il forno comune e una vecchia maestà, intorno ai quali per secoli si è svolta la vita quotidiana della piccola comunità di carbonai, pastori e legnaioli.

Dopo l’ ultima guerra mondiale, la linea gotica non era poi tanto lontana; intorno al 1946-1950 ebbe inizio il progressivo abbandono di questo abitato.

Abitato fino al 2013 da solo due persone, madre e figlia, le due donne vivevano con l’allevamento di conigli, pecore e galline ed erano le uniche due rimaste di una famiglia di pastori. Nel 1980 il marito della signora Zelia, tale Adumas, nel tentativo di riportare a casa gli animali che accudivano fu sorpreso da una tempesta di neve e fu ritrovato morto assiderato. Il nome molto strano dell’ uomo pare derivasse dalla lettura preferita di suo padre, i Tre Moschettieri. Suo padre non era uomo di molte letture ma quelle storie di spadaccini lo appassionavano; quando nacque suo figlio era incerto su quale nome dare: Athos? Portos? Guardò la copertina del libro e vide scritto A. Dumas: per lui quel puntino non voleva significare nulla e quindi Adumas (tutto attaccato) fu.

Dopo la morte di Adumas, restarono solo solo Zelia e Vilma a guardia del paese, nonostante il sindaco, in una delle sue molte visite alle due donne, promise loro che se avessero lasciato la casa, il Comune si sarebbe fatto carico di sistemarle in un bel appartamento giù in paese; la risposta della signora Zelia fu che loro, a lasciare le loro comodità, non ci pensavano proprio.

Considerate che la luce elettrica arrivò solo nel 2005, in occasione del restauro della chiesa, e dopo l’arrivo della luce elettrica, il sindaco portò alle due donne un televisore, che all’ apparenza fu molto gradito. Qualche mese dopo, tornando a far visita alle due donne, il sindaco si accorse che il televisore non c’era più. Con molta delicatezza chiese che fine avesse fatto e la risposta fu che, dopo qualche giorno, era stato messo in soffitta, non potendone più di tutto quel rumore.

Il 4 marzo 2014 il Resto del Carlino riporta la notizia della scomparsa, a 88 anni di Zelia Guidoni. Successivamente, la figlia si trasferì nel vicino paese di Castiglione dei Pepoli lasciando il borgo disabitato.

Fabrizio Borgognoni

Guida Ambientale Escursionistica La via dei monti

Questo articolo fa parte del ciclo di storie “Le escursioni ai tempi del coronavirus”: una raccolta di aneddoti, racconti e nozioni naturalistiche online a cura delle Guide Escursionistiche de La via dei monti, per tenervi compagnia in questo momento di digiuno dalle escursioni. Leggerli sarà come partecipare ad una camminata virtuale con le nostre guide, pur restando a casa, in attesa di ritrovarci presto per sentieri.

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