Twitter Facebook Google+
Contatti: +39 371 1842531 | info@laviadeimonti.com

Escursioni Appennino bolognese

Escursioni sull’Appennino bolognese, a piedi o in mountain bike in estate, calzando le ciaspole durante la stagione invernale.

 

Ma anche trekking di più giorni e viaggi a piedi lungo i crinali segnati dal sentiero CAI 00 tra il bolognese e il pistoiese.

 

Il cuore dell’attività de La Via Dei Monti in questo lembo d’ Appennino, a sud di Bologna, si concentra attraversando foreste e praterie d’alta, avvolti nella magia delle Cascate Del Dardagna, e soprattutto camminando nel Parco Regionale Del Corno Alle Scale.

Ma in questa parte d’ Appennino non c’è solo il Parco Regionale del Corno alle Scale: di grande valenza storico naturalistica troviamo il Parco Dei Laghi di Suviana e Brasimone , l’oasi WWF di Montovolo e, storicamente parlando, non possiamo dimenticare il Parco Storico di Monte Sole dove si è consumata una tra le più sanguinose stragi nazifascista della seconda guerra mondiale.

 

Ma l’ Appennino Bolognese è anche altro: durante le escursioni si possono attraversare Borghi Medioevali come La Scola, Costonzo; poi la Linea Gotica e le sue trincee; Santuari millenari come quello di Montovolo; la casa natale degli avi di Guglielmo Marconi, o le antichissime terme di Porretta (anticamente chiamati i Bagni Della Porretta).

 

Un’ attrazione naturale che richiamano migliaia di persone per la loro geomorfologia, dovuta alla continua crescita della roccia naturale di origine chimica (Travertino) sono le Cascate e Grotte di Labante.

 

Da non perdere assolutamente la Visita alla Rocchetta Mattei.

 

E poi strade di pellegrini diretti a Roma, percorse in tutti i secoli: una su tutte “La Via Francesca Della Sambuca”, alternativa alla più nota Via Francigena.

 

Dal punto di vista faunistico, gli aspetti forse più interessanti dell’ alto Appennino bolognese sono le caratteristiche geografiche e orografiche che hanno permesso un pieno sviluppo di ambienti (con il loro corredo vegetazionale, floristico e faunistico) e dall’altro le quote sufficientemente elevate raggiunte dal Corno alle Scale e dalle altre cime vicine, la Nuda, il Monte Cornaccio, il Monte Gennaio, che hanno consentito il permanere di habitat di carattere alpino.

 

Camminando lungo i sentieri dell’alto crinale è facile ascoltare il grido fischiante della marmotta, pressoché inosservato rimane, invece, il piccolo toporagno appenninico. Su alcuni tratti rocciosi e sui passi montani non è raro incontrare i mufloni ( zona Corno Alle Scale).

Nei boschi ricchi di specie arbustive e nei cedui più fitti vivono due piccoli roditori: moscardino e arvicola rossastra.

Le estese aree boscate costituiscono l’areale ideale per uno dei più schivi e affascinanti predatori della fauna italiana, il Lupo.

Tra l’ aviofauna che frequenta il nostro Appennino Bolognese meritano di essere citate: a quote basse il succiacapre, che nelle notti d’estate emette una sorta di ronzio metallico monotono e basso, il picchio rosso e verde. Alzandoci di quota oltre il limite della vegetazione si può vedere il Sordone, un grosso passero abbastanza raro in Appennino.

Dal crinale è possibile osservare il volteggiare dell’ Aquila Reale (nidificante con una coppia nel Parco del Corno Alle Scale) e ancor più frequente la Poiana.

Tra gli anfibi possiamo osservare la rana temporaria, una specie che in Italia è presente solo sulle Alpi e lungo il crinale dell’Appennino tosco-emiliano-romagnolo. Da segnalare inoltre la Salamandra Pezzata e il Geotritone che vive in ambienti freschi e umidi, in quanto respira attraverso la pelle.

Tra gli invertebrati segnaliamo il Gambero Di Fiume e l’orbettino, un sauro dalle sembianze di un serpente.

 

Estremamente vario, in ragione della varietà degli habitat, è anche il panorama floristico e vegetazionale.

ll territorio dell’ Appennino Bolognese è quasi interamente ricoperto di boschi.

Sotto i 1000 m si incontrano le ultime propaggini dei querceti collinari, boschi misti in cui le querce (roverella, rovere, cerro) si mescolano a carpino nero, orniello, olmo campestre, ciliegio, castagno e numerosi arbusti. A partire dai 900-1000 m il paesaggio è dominato da estese faggete, fino al limite della vegetazione 1700-1800 del Corno Alle Scale.

Il gruppo del Corno alle Scale (Punta Sofia, Punta Giorgina, Il Cornaccio, Il Cupolino, Lo Spigolino, il Monte Gennaio) segna il limite meridionale di distribuzione di alcune piante: fra le tante, aquilegia alpina, genzianella di Koch, genziana purpurea, semprevivo montano.

Le rupi del parco del Corno Alle Scale custodiscono specie molto rare, fra cui astro alpino, primula orecchia d’orso (Primula auricula), la cui unica stazione regionale è sui Balzi dell’Ora, Saxifraga latina, importante endemismo appenninico, e geranio argenteo, relitto della flora terziaria; le cenge che sporgono dalle pareti rocciose, infine, all’inizio dell’estate si colorano dei bei fiori bianchi dell’ anemone a fiori di narciso e di quelli blu-violacei dell’ aquilegia alpina.

Quando facciamo un’escursione nel  Parco Regionale Del Corno Alle Scale, dobbiamo sapere che la ormai nota immagine a scale, è riferibili alla formazione delle Arenarie del Monte Cervarola, la cui sedimentazione avvenne, tra 23 e 17 milioni di anni fa, in ambienti di mare profondo antistanti il primo corrugamento appenninico (per questa posizione il bacino é chiamato avanfossa). Queste sabbie abissali sono depositi risedimentati, ossia sedimentati due volte nello stesso bacino: prima in aree costiere (che erano situate ai margini dei primi rilievi alpini) e poi, trasportate dalle correnti di torbida, sui fondali profondi dell’avanfossa. La dinamica di queste correnti marine catastrofiche ha lasciato tracce leggibili alla base degli strati arenacei, dove sono frequentemente osservabili strane protuberanze. Quando una torbida giungeva sul fondo del bacino, infatti, scorreva a elevate velocità a contatto con il fondo fangoso, incidendo, attraverso vortici o trascinamento di oggetti, piccoli solchi e cavità.

Ai piedi dei ripidi versanti boscati, dove le morfologie si fanno piú dolci, affiorano rocce grigio-bruno-nerastre, a tratti anche verdi o rosse, spesso soggette a fenomeni franosi o di accentuata erosione. Questa fascia di terreni, costituita da un complesso roccioso piuttosto eterogeneo di origine sedimentaria, é nota come Unità Sestola-Vidiciatico. Comprende in prevalenza rocce marmose, intensamente fratturate, tra cui si trovano lembi e frammenti di strati calcarei, calcareo-marnosi e anche arenacei, di colore grigio e bianco-nocciola. L’origine di queste rocce, di età compresa tra 75 e 20 milioni di anni fa, é dovuta alla sedimentazione avvenuta in un bacino marino profondo, localizzato in aree vicine all’antico Oceano Ligure. La posizione che questa Unità occupa oggi nella catena appenninica, in affioramenti che vanno dalle montagne reggiane a quelle modenesi e bolognesi, é il risultato di una storia complessa, iniziata con franamenti sottomarini e proseguita nelle intense compressioni dell’orogenesi appenninica. Nel parco l’Unità affiora anche lungo due significative fasce che attraversano i rilievi arenacei tra le valli del Dardagna e del Silla.

Tra la cima del Corno e il Monte la Nuda si approfondisce il circo del Cavone, la piú bella e significativa morfologia modellata dai ghiacciai würmiani nel Parco. Altri avvallamenti di origine glaciale, meno evidenti, caratterizzano i pendii che scendono tra Corno e Cornaccio. Le belle e singolari forme arcuate del crinale che domina la testata del Silla, tra Corno e Monte Gennaio, anche se attualmente soggette a intensi processi erosivi, sembrano ereditate dal modellamento glaciale. I depositi morenici caratterizzano, invece, le aree intorno al Lago del Cavone, dove formano tipici dossi e collinette. Durante il periodo di massima espansione glaciale würmiana (50.000 anni fa), nella valle del Dardagna scendeva una lingua glaciale che si spingeva sino alle quote di Madonna dell’Acero dove, nel pianoro presso il santuario, sono rimaste tracce di depositi detritici di origine morenica.

 

Particolari, dal punto di vista geologico, sono invece gli affioramenti ofiolitici di Gaggio Montano, Bombiana e Castelluccio.

 

Se per le vostre escursioni appennino bolognese preferite itinerari a tema geomorfologico, vi consigliamo il Parco regionale del Corno Alle Scale, la Valle Del Dardagna, la Valle Del Silla, valli originatesi durante l’ultima glaciazione würmiana: dalle rocce montonate ai grandi massi erratici ai laghi e circhi, un vero trionfo di forme glaciali.

 

Tutte le escursioni sull’Appennino bolognese in programma le trovate nella pagina “le escursioni del mese“.

Durante la primavera, estate, autunno troverete un ricco calendario di escursioni denominato “Le Viottole Dell’ Appennino” mentre sul calendario invernale denominato “ Non Solo Ciaspole” potete trovare un mix tra escursioni e ciaspolate sull’Appennino bolognese.

Oppure contattaci per programmare trekking, viaggi a piedi o escursioni sull’Appennino bolognese su misura.

 

 

Per quanto riguarda la cartografia per le vostre escursioni vi suggerisco la carta escursionistica Corno Alle Scale n° 07BO (CAI sez. Alto Appennino Bolognese e sez. CAI Bologna – TrackGuru) l’ escursionista editore.

 

Per quanto riguarda invece una guida escursionistiche del territorio vi consiglio:

 

“Dal Reno al Corno alle Scale”

(Paolo Cervigni; L’Escursionista editore, 2010)

Ottima guida con 126 itinerari, 15 trekking di 2 giorni, 8 trekking da  a 9 giorni e la praticità di carte schematiche e tavole cartografiche 1:50.000 inserite nel testo.