Le escursioni ai tempi del coronavirus Gaggio Montano è l’ unico paese in Appennino in cui possiamo ammirare un faro…proprio un faro, di quelli con la parabola che servono a guidare le navi nelle notti di tempesta. Il grande blocco ofiolitico che sovrasta il paese è visibile da ogni via di accesso, e il faro fu costruito nel 1952 su progetto dell’Ing. Rinaldi per onorare i caduti di tutte le guerre. Nell’intento del suo progettista, questo faro voleva essere un esempio, il primo nella provincia di Bologna, della possibilità offerte dalla lavorazione del cemento precompresso. L’ Ing. Rinaldi era segretario dell’ Associazione internazionale del cemento precompresso. Ma la vetta di questo blocco ofiolitico merita di essere ricordata per altre vicende storiche, infatti è del XIII secolo la costruzione da parte del Senato Bolognese di una possente Rocca per proteggere i confini. Intorno al 1307 il domino sulla rocca di Gaggio divenne motivo di un’ aspra guerra tra la comunità gaggese e i conti di Panico, alleati ai conti di Montecuccoli (il castello di Montecuccoli si trova nell’ appennino modenese) che posero in stato d’ assedio il paese. Oltre due mesi di strenua resistenza dei gaggesi (e aiutati da un autunno molto piovoso e freddo) fecero desistere le milizie assalitrici che abbandonarono l’ assedio. Il valore dimostrato della popolazione di Gaggio arrivò fino al Senato Bolognese tanto che il capitano Zambrino da Gaggio divenne capo dell’ esercito. Le rivalità però non si sopirono e ci furono guerre ed assedi, fino a quando intorno al XVI secolo, il Senato Bolognese decise che la rocca di Gaggio, insieme a quella di Rocca Pitigliana, non sarebbe stata più usata come linea di difesa contro il territorio confinante modenese, in particolare del Frignano. L’ amministrazione comunale passò nelle mani di un Massaro che fece costruire sulla cima del Sasso una casetta munita di campana: lo scopo principale di avere una campana civica era quello di avvertire la popolazione in caso di pericolo; la rocca di Gaggio era stata costruita con il fronte a sud e faceva corpo con l’abitato principale del paese: ai piedi della rocca si trovavano la chiesa, il comune e le abitazioni delle famiglie più importanti: i Tanari, i Capponi e i Morelli. Ci si rese conto presto che una campana, una GRANDE campana, posta in cima al Sasso poteva essere sentita anche dalle case più lontane (oggi si chiamerebbe periferia) in quanto il suono delle due campane della chiesa non poteva arrivare fino alle ultime abitazioni del paese. Nella campana sono raffigurate alcune immagini:lo stemma della famiglia Tanari, la Madonna con il Bambino e San Giovani, al quale è dedicata la campana. Troviamo anche riportata la data della prima fusione e i nomi di chi la fece rifondere: la campana fu rifatta intorno al 1600, poiché danneggiata da un fulmine e il comune era retto dai Massari Francesco Magnanino e Bernardo Tanari. E per finire due parole sul campanaro. L’ultima campanara di Gaggio, Silvia Rubini detta l’Ersilia, aveva l’ incombenza (tra le altre cose) di suonare il mezzogiorno, un compito non facile: una quotidiana fatica per salire i cento gradoni con qualsiasi tempo fin sulla cima del Sasso e oggettivamente non era facile determinare QUANDO era mezzogiorno in un’ epoca in cui pochissimi possedevano un orologio. Nei primi decenni del ‘900, l’imminente mezzogiorno veniva segnalato ad Ersilia dalla meridiana della Chiesa; nei giorni di nuvolo, pioggia o neve si dice che la campanara avesse altri riferimenti naturali e mai abbia sbagliato a suonare il mezzogiorno. Aveva poi il compito di suonare le campane quando si avvicinava la tempesta; la tradizione popolare affida alla campana questo potere “ A fulgure et tempestate libera nos Domine”. Quando il cielo diventava scuro e si prevedeva tempesta, l’Ersilia partiva e dopo dopo si sentivano i rintocchi della campana. Comunque andasse, la campanara non sbagliava mai: se pioveva, voleva dire che aveva avvisato per tempo la popolazione; se invece il tempo diventava bello e non pioveva, voleva dire che il potere della campana aveva funzionato. Per questo lavoro supplementare non percepiva stipendio, ma dopo la trebbiatura l’Ersilia faceva il giro di tutte le famiglie di Gaggio che, in segno di gratitudine, le davano un po’ di grano. Fabrizio Borgognoni Guida Ambientale Escursionistica La via dei monti Questo articolo fa parte del ciclo di storie “Le escursioni ai tempi del coronavirus”: una raccolta di aneddoti, racconti e nozioni naturalistiche online a cura delle Guide Escursionistiche de La via dei monti, per tenervi compagnia in questo momento di digiuno dalle escursioni. Leggerli sarà come partecipare ad una camminata virtuale con le nostre guide, pur restando a casa, in attesa di ritrovarci presto per sentieri.
Le escursioni ai tempi del coronavirus Un Giorno di moltissimo tempo fa una pastorella risaliva con il suo gregge, cantando canzoni d’amore, il Rio delle Tagliole . Giunta ormai in vista del Monte Giovo vide su di un prato un giovane e bel pastore che ricambiava i suoi sguardi.Ma i tempi non erano quelli moderni; un po’ per timidezza, un po’ perchè era sconveniente avvicinare uno sconosciuto, o vuoi perchè era ormai sera e gli armenti andavano ricoverati, i due ragazzi dovettero far ritorno ai rispettivi ovili.Da quel giorno però La ragazza pensava al pastorello e fantasticava su quello che sarebbe potuto accadere al loro prossimo incontro.Giunse il Natale e la ragazza, vestita con gli abiti della festa si avventurò sola soletta su per la valle, alla ricerca del ragazzo.Giunse sulle sponde del lago ghiacciato ed eccolo! Era là che la aspettava, pareva da sempre, e la osservava dalla sponda opposta.Contemporaneamente si corsero incontro sul lago ghiacciato, fino a stringersi per un singolo lunghissimo e brevissimo istante;Con un terribile boato il ghiaccio crepò sotto i loro piedi e i due amanti, felici e increduli, rendendosi conto che quello sarebbe stato il primo e l’unico infinito abbraccio sprofondarono stretti nelle buie, gelide e profonde acque del lago. Rimase solo un rosso fazzoletto a galleggiare, testimonianza di ciò che era successo.Ora si dice che, navigando sul lago, quando si raggiunge il punto esatto dove i due amanti sprofondarono una voce salga dalle profondità: “Non violate o uomini queste acque, rese sacre e rese sante dal nostro amore e dal nostro sacrificio”.Da allora nessuno, nemmeno i pastori che qui giungono esausti hanno il coraggio di immergersi in queste acque. Alessandro Cappellini Guida Ambientale Escursionistica La via dei monti Questo articolo fa parte del ciclo di storie “Le escursioni ai tempi del coronavirus”: una raccolta di aneddoti, racconti e nozioni naturalistiche online a cura delle Guide Escursionistiche de La via dei monti, per tenervi compagnia in questo momento di digiuno dalle escursioni. Leggerli sarà come partecipare ad una camminata virtuale con le nostre guide, pur restando a casa, in attesa di ritrovarci presto per sentieri.
Le escursioni ai tempi del coronavirus L’escursione virtuale di oggi ci porterà attraverso boschi di quercia e cerro alla volta del monte Monte Penna. Il monte sorge sopra l’abitato di Acquaria, proprio sul crinale che separa i comuni di Montecreto e Sestola ed è a picco sulla valle del fiume Scoltenna, del quale domina l’ultima parte del corso, da Strettara fino al punto in cui, confluendo nel Leo, diventa Panaro. Sebbene sia meno famoso di altri luoghi che hanno visto sfogare la furia degli uomini, esso è stato un luogo molto importante per l’intero bilancio della fine del secondo conflitto. E’ qui infatti che per la prima volta le truppe partigiane si resero conto delle loro effettive potenzialità, a patto che agissero insieme, coordinati, e non come singole piccole formazioni con imprese isolate e senza un’idea d’insieme. La Battaglia del Monte Penna vide, dell’aprile del ’44, schierate insieme per la prima volta le truppe del Comandante “Armando” (al secolo Mario Ricci) e quelle di “Davide” (nome di battaglia di Osvaldo Poppi) provenienti dalla bassa, ma con loro c’erano anche altre formazioni, compresa quella di “Primoun” della quale faceva parte anche “Anty” (Irma Marchiani). Grazie alle mitragliatrici che i partigiani avevano sottratto ai tedeschi a Pavullo, ottennero un importante vittoria sul Reparto Motorizzato “Goering” che intendeva punire Armando con una severa rappresaglia. E’ con questo successo che i partigiani intuirono che potevano fare qualcosa di più……La Repubblica di Montefiorino….. Racconta Osvaldo Poppi “Davide”: “Quando ci spostammo al Monte Penna, per la prima volta agimmo come entità divisionale e non come singoli reparti. Cioè ci spostammo noi sotto il comando diretto di Armando (60 uomini circa); con noi vennero il reparto del Partito d’ Azione comandato dal capitano Nardi e i toscani (la brigata Bozzi ), c’ era anche la Matteotti con “Primoun” e Anty. In tal modo sul M.Penna noi ci trovammo forti come prima non eravamo mai stati: 150 uomini in grado di sostenere l’ urto di 800 nemici tra tedeschi e G.N.R. E lo scontro del M.Penna fu il collaudo per la Divisione, il primo collaudo positivo. Per la prima volta notai le capacità di Fulmine che, da vecchio soldato, si preoccupò di far dedicare i suoi uomini a delle opere di fortificazione campale sia pur rudimentale, come costruzione di muretti a secco, scavo di qualche buca, qualche postazione.” Alessandro Cappellini Guida Ambientale Escursionistica “La via dei monti” Questo articolo fa parte del ciclo di storie “Le escursioni ai tempi del coronavirus”: una raccolta di aneddoti, racconti e nozioni naturalistiche online a cura delle Guide Escursionistiche de La via dei monti, per tenervi compagnia in questo momento di digiuno dalle escursioni. Leggerli sarà come partecipare ad una camminata virtuale con le nostre guide, pur restando a casa, in attesa di ritrovarci presto per sentieri.
Le escursioni ai tempi del coronavirus Sullo stemma comunale di Alto Reno Terme (Porretta Terme) campeggia un bel bue, debitamente immortalato quale emblema della cittadina appenninica perchè collegato direttamente, secondo la tradizione, alla scoperta delle acque termominerali salsobromoiodiche e sulfuree, molto efficaci per la cura di diversi malanni. Anticamente, le poche case che componevano l’abitato di Porretta non erano certo allietate dal benessere. Le sorgenti benefiche già esistevano, naturalmente, ma nessuno conosceva le loro proprietà curative e i valligiani conducevano una misera esistenza coltivando ortaggi e accontentandosi di nutrirsi di castagne declinate in tutte le varianti. Racconta la leggenda che ad un contadino che viveva a Porretta si ammalò un bue in modo molto grave, così grave che la povera bestia non riusciva a reggersi sulle zampe, si vedevano tutte le ossa, la pelle era chiazzata di pustole e sembrava avesse tutti i malanni: fegato corroso, polmoni malandati, occhi purulenti. Un animale davvero spacciato, inutile anche dopo morto. Sarebbe stato pietoso ucciderlo, ma il contadino non se la sentiva; in fondo voleva bene a quel bue che l’aveva per anni aiutato a coltivare il misero campo che aveva. Così prese la decisione di liberarlo e di lasciarlo andare a morire dove voleva: lo liberò e vide la sagoma dell’animale allontanarsi verso un boschetto, convinto che mai avrebbe rivisto il suo bue. Era un bue che non si era mai allontanato dalla sua stalla e quindi si mantenne nei paraggi, girovagando senza meta, brucando l’erba sulle rive del Rio Maggiore; fino a quando, assetato per la febbre e la stanchezza, s’avvicinò ad una sorgente. Accostò il muso all’acqua e ne bevve parecchie sorsate, apprezzando la freschezza e la forza che ogni sorsata gli trasmetteva. Era un’acqua veramente buona, decise quindi di rimanere lì vicino, anche perchè nei pressi c’erano altre sorgenti altrettanto buone e fortificanti. In pochi giorni, per effetto dei poteri salutari che queste acque avevano, incominciò ad ingrassare, scomparvero le piaghe e gli occhi ritornarono lustri e vivaci. Un bel giorno, decise di ritornare alla sua vecchia stalla di cui aveva nostalgia; quando il padrone lo vide stentò a riconoscerlo e non sapendosi spiegare il mutamento dell’animale, decise di seguirlo per scoprire il segreto. Viste le sorgenti alle quali il bue si abbeverava, volle anche lui assaggiare l’acqua e comprese. Da quel giorno le sorgenti incominciarono ad essere frequentate dagli abitanti della zona e da quelle vicine; la fama si sparse anche in Toscana e i fruitori delle acque aumentarono; nacquero le terme e i porrettani si coccolarono il loro bue risanato come se fosse un eroe mitico, adottandone l’effige quale simbolo della città. Fabrizio Borgognoni Guida Ambientale Escursionistica “La via dei monti” Questo articolo fa parte del ciclo di storie “Le escursioni ai tempi del coronavirus”: una raccolta di aneddoti, racconti e nozioni naturalistiche online a cura delle Guide Escursionistiche de La via dei monti, per tenervi compagnia in questo momento di digiuno dalle escursioni. Leggerli sarà come partecipare ad una camminata virtuale con le nostre guide, pur restando a casa, in attesa di ritrovarci presto per sentieri.
“Le escursioni ai tempi del coronavirus“. Mai e poi mai avremmo pensato di ritrovarci a scrivere queste parole. Mai e poi mai avremmo immaginato di dover vivere una situazione tanto drammatica quanto quella che l’Italia e il mondo stanno vivendo. Una realtà dove paura e preoccupazione dominano la vita di ciascuno di noi. E dove la quotidianità è completamente stravolta da regole e nuove abitudini alle quali dovremo purtroppo abituarci, sicuramente per diverso tempo. Purtroppo gli eventi stanno peggiorando di ora in ora. La situazione sanitaria sta diventando sempre più critica e oggi, prima che sia veramente troppo tardi, abbiamo tutti la responsabilità civile e l’obbligo morale – oltre che il dovere – di fare qualcosa per limitare per quanto possibile il contagio, per evitare il collasso del sistema sanitario e per scongiurare una Apocalisse annunciata. Possiamo farlo restando a casa, uscendo solo se strettamente necessario, ed evitando in modo assoluto ogni assembramento. Noi guide de ‘La via dei monti‘ stiamo facendo la nostra parte. Abbiamo annullato ogni escursione ancora prima che fosse formalmente vietata, per evitare di favorire inutilmente il contagio. Costretti a questo stop forzato delle escursioni e dei nostri sopralluoghi, non potendo al momento accompagnarvi in montagna per boschi e sentieri a scoprire le bellezze del nostro territorio, abbiamo deciso di farlo virtualmente! Non possiamo guidarvi su e giù per i monti, che è la cosa che sappiamo fare meglio, ma possiamo comunque “starvi vicino” e portare nelle vostre case, davanti ai vostri occhi e nei vostri cuori, un po’ delle bellezze che ci circondano. Nasce da qui, dalla nostalgia per il nostro lavoro e per la vita che abbiamo dovuto – solo per il momento – congelare, l’idea di condividere con voi storie e aneddoti, racconti e nozioni naturalistiche, per tenervi compagnia anche in questo difficilissimo periodo. Pubblicheremo periodicamente un articolo sul nostro sito, come se fosse la spiegazione che la guida vi avrebbe fatto a metà percorso, in una pausa durante la salita, per farvi prendere fiato e ammirare il paesaggio. Vogliamo che sia un modo per scongiurare la paura, per distrarre la mente dal dramma che stiamo vivendo, e per ricordarci che là fuori la natura e il mondo ci stanno aspettando. Per non dimenticarci che prima o poi questa oscura parentesi finirà: torneremo a ridere insieme, a stringerci le mani mentre camminiamo lungo un sentiero, ad abbracciarci davanti ad un tramonto visto da un crinale. Torneremo a bere una birra in compagnia davanti ad un lago, nel nostro rifugio preferito che avrà riaperto. Torneremo a passeggiare in gruppo, stretti l’uno all’altro. E torneremo ad ascoltare la nostra guida preferita, davanti ad un panorama, accalcati addosso a lei per non perdere neppure una parola della cima che sta descrivendo. Torneremo a vivere come prima. Arricchiti con qualcosa in più: avremo acquisito la capacità di stupirci ancora di fronte alle bellezze del mondo, come solo i bambini sanno fare, e di non dare nulla per scontato. Nel frattempo, nella speranza che questa fase finisca al più presto senza troppo dolore, vi terremo compagnia con qualche articolo. Zaino in spalla, si parte! Francesco, Alessandro, Milena, Davide, Fabrizio
Domenica 13 Novembre 2022 – ore 9.30 Levanto...
Sabato 15 Ottobre 2022 – ore 9.15 Passo delle...
Domenica 2 Ottobre – ore 9.00 Magrignana ...