Escursioni sull’Appennino modenese, a piedi o in mountain bike in estate, calzando le ciaspole durante la stagione invernale. Ma anche trekking di più giorni e viaggi a piedi lungo i crinali del Frignano. Il cuore dell’attività de La Via dei Monti si incentra sul filo di roccia, foreste e praterie d’alta quota che da est a ovest corre dal passo dei Tre Termini al Passo delle Forbici.

PRINCIPALI LUOGHI DI INTERESSE
L’alto Appennino modenese si sviluppa, da est a ovest, seguendo il profilo di crinale di quattro grandi vallate: Leo, Scoltenna (che confluiscono a dare il Panaro), Dragone e sponda destra dell’alto Dolo, affluenti del fiume Secchia.

La parte a est, conosciuta con il nome storico di “Frignano”, ha come comuni di riferimento Fanano, Sestola, Montecreto, Pievepelago, Riolunato, Lama Mocogno e Fiumalbo dominati dal profilo del Cimone, massima vetta dell’Appennino settentrionale (2.165 m).

Il settore ovest ha invece come riferimento i comuni di Palagano, Polinago, Montefiorino e Frassinoro.

Il Giovo e il Rondinaio

FAUNA
Dal punto di vista faunistico l’alto Appennino modenese, con oltre 170 specie di vertebrati presenti, costituisce una vera e propria miniera di biodiversità.

Specie rare o difficili da osservare, come lo scazzone, pesce di fondo presente in Emilia Romagna unicamente nei bacini idrografici del Reno e del Panaro, l’astore, il falco pellegrino che nidificano con diverse coppie e il lanario, raro falconiforme di cui abbiamo una sola coppia nidificante.

Non mancano poi i grandi predatori, specie bandiera spesso identificate con l’idea di ambiente impervio ma che in realtà ci sono più vicine di quanto pensiamo: il lupo, presente con almeno 4-5 nuclei riproduttivi e l’aquila reale, nidificante in provincia di Modena con una coppia dalla fine degli anni ’80 e presente sui territori di caccia delle praterie d’alta quota con un totale di cinque coppie.

Fra le specie “relitte” dell’ultima glaciazione troviamo la farfalla Parnassius apollo, l’arvicola delle nevi e varie specie del genere Erebia, tipicamente alpine. Per maggiori informazioni sulla fauna che potrai incontrare durante le escursioni appennino modenese scarica qui il libro l’Aquila reale nel Parco del Frignano, la Check list della fauna del Parco del Frignano e l’opuscolo Laghi e torbiere del Parco del Frignano Estremamente vario, in ragione della varietà degli habitat, è anche il panorama floristico e vegetazionale.

VEGETAZIONE
Per avere già di primo acchito una visione d’insieme dei paesaggi vegetali che si alternano seguendo l’aumentare delle quote, nell’alto Appennino modenese, vi consiglio, oltre che leggere qualche buona guida, di salire, con i vostri piedi e i vostri occhi, direttamente su una delle cime che dominano ampi spazi di paesaggio: la Nuda, le Cime di Romecchio, l’Omo, il Libro Aperto solo per citarne alcune.

Da qui vi balzerà subito all’occhio una linea netta, che solo sale e scende di qualche decina di metri accompagnando l’alternarsi dell’esposizione dei versanti.

Questa linea, posta fra i 1600 e i 1700 m di quota, è la separazione fra il limite della vegetazione arborea, qui costituita dalla faggeta, e le soprastanti praterie di alta quota, vaccinieti e nardeti un tempo territorio di pascolo per le numerosi greggi, oggi “aggrediti” dall’avanzare degli alberi nelle esposizioni più favorevoli.

Questo aereo territorio si tinge, dalla fine dell’estate al primo autunno, del colore rosso dei vaccinieti, regalandoci impagabili effetti cromatici.

Più in basso si estende, talvolta a perdita d’occhio, una compatta distesa di boschi che a uno sguardo poco attento possono parere tutti banalmente uguali.

Ma se avrete la pazienza di tornare sulla vostra cima nel corso delle diverse stagioni…ecco in autunno o in primavera vedrete ben netta la differenza fra le foglie e le fioriture di diversi colori di faggi, castagni, aceri, carpini, cerri, maggiociondoli e abeti; ecco, quando ancora in alto c’è ancora la neve, già comparire a orlare gli impluvi di fossi e torrenti, le gialle infiorescenze dei salici che si affrettano ad affidare al vento il loro polline prima che gli altri alberi, mettendo la foglia, costituiscano un insormontabile ostacolo all’impollinazione anemofila.

Scendendo ancora più in basso, nei fondovalle il bosco torna a cedere il passo (ma anche qui, segno del declino delle attività tradizionali, molti sono gli spazi “riconquistati” dal bosco) alle aree aperte costituite da coltivi, pascoli e prati da sfalcio.

GEOLOGIA
Il terreno che ci sorregge durante le escursioni nell’Appennino modenese: le rocce affioranti nel territorio del Parco del Frignano, sono invece abbastanza omogenee se consideriamo il territorio su vasta scala.

La maggior parte dei rilievi, unitamente al crinale principale, sono infatti costituiti da rocce di natura arenacea che compaiono il più delle volte sotto forma di flysch, ovvero regolari alternanze di rocce arenacee più dure e materiali sedimentari più fini, come marne e argille.

La presenza di flysch è il risultato delle cosiddette “correnti di torbida“, eventi verificatisi in un arco temporale compreso fra l’Oligocene medio-superiore (28 m.a.) al Miocene inferiore (17 m.a.) e costituiti dal verificarsi di imponenti frane sottomarine (correnti di torbida, appunto) che portarono alla deposizione in breve tempo di importanti spessori di materiale sabbioso sui fondali marini che sarebbero poi divenuti l’ossatura d’Appennino.

Al di là comunque di questa apperente omogenità si possono individuare tre grandi formazioni arenacee: il Macigno, costituito dal regolare alternarsi di dure e potenti (diversi metri) bancate d’arenaria alternate a sottili interstrati argillosi, la Formazione di Monte Modino, con strati arenacei meno spessi e intercalazioni siltose e marnose più importanti rispetto a quelle del Macigno, e la Formazione delle Arenarie di Monte Cervarola, non già ascrivibile come le precedenti alla Falda toscana ma a quella umbro-marchigiana.

Particolari, dal punto di vista geologico, sono invece gli affioramenti ofiolitici di Sasso Tignoso.

Se per le vostre escursioni appennino modenese preferite itinerari a tema geomorfologico, vi consiglio di visitare l’alta valle delle Tagliole, o la vicina valle delle Fontanacce, valli originatesi durante l’ultima glaciazione würmiana: dalle rocce montonate ai grandi massi erratici ai laghi e circhi, un vero trionfo di forme glaciali.

Le guglie Ofiolitiche del Sasso Tignoso

CONSIGLI BIBLIOGRAFICI
Per quanto riguarda la cartografia per le vostre escursioni vi suggeriamo la carta escursionistica del Parco del Frignano (CAI sezione di Modena – S.E.L.C.A. editrice Firenze) o le carte multigraphic.

Per quanto riguarda invece guide escursionistiche del territorio vi consigliamo:

  • “GRUPPO DEL MONTE GIOVO”, escursionismo sul crinale dell’alto Appennino modenese dal Passo delle Radici al passo di Foce a Giovo” (Francesco Rosati; Edizioni Il Fiorino, 2009) che presenta itinerari descritti con l’occhio del naturalista nelle valli più scenografiche dell’Appennino modenese (vi consiglio anche la versione invernale con gli itinerari da fare sulla neve).
  • “Guida ai sentieri dell’Alto Appennino modenese dal Corno alle Scale al Passo dell’Abetone” (Paolo Cervigni; L’Escursionista editore, 2011) Ottima guida con 123 itinerari, 13 trekking e la praticità di carte schematiche e tavole cartografiche 1:50.000 inserite nel testo.

 

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