Quella montagna raccontata da Davide che emoziona

Era un mattino d’inverno. Di quelli che sanno di primavera. Con il sole che scalda la faccia già dal mattino, la neve che riflette sopra i crinali, e un cielo azzurro che sembra lasciarsi toccare.

 

Davide stacca per un attimo gli occhi dall’elenco delle presenze. Mi sorride. Ormai è ora di partire. Accanto a lui ci sono già una ventina di persone. Qualcuno viene da La Spezia, quattro da Modena. Un paio da Bologna e altri da Firenze. Sono i nostri camminatori di oggi, e Davide sta dando le ultime indicazioni per raggiungere la meta con le auto. Poi, dove inizia la neve, continueremo a piedi, portati soltanto dalle ciaspole.

 

Quella in programma oggi è un’escursione invernale ad anello lunga circa sette chilometri. Un po’ di dislivello – è normale in alta montagna – ma fattibile, anche per i meno allenati.

 

Il primo tratto della camminata è sempre il più duro, indipendentemente dal percorso. Devi abituare il tuo passo alla neve, rompere il fiato, adattare il tuo ritmo a quello del gruppo. Per questo il primo pezzo è sempre quello del silenzio, della concentrazione, della fatica. Soprattutto oggi che i primi metri sono di salita.

 

Ma Davide lo sa. Dopo dodici anni di mestiere da guida, ha imparato a capire le persone dagli occhi, dallo sguardo, dal respiro. Sa quando è il momento di fermarsi, quando di accelerare. E così, dopo appena un chilometro, siamo diventati un serpentone unico che conquista la montagna in armonia.

 

Adesso si è fermato per indicare una traccia sulla neve. Il bambino in prima fila è curioso. Credo non abbia mai visto un’impronta di lepre. Neanche sui libri di scuola. Quando poi viene a sapere che quassù vivono anche i lupi, si illumina di fantasia. Guardo Davide, e gli leggo in faccia la felicità. Regalare un’emozione ai suoi camminatori è l’obiettivo di ogni sua uscita.

 

Tutto il resto della giornata è in discesa.

 

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