Morti in Corsica, dopo 90 anni i boscaioli tornano a casa

Avevano lasciato la propria casa, gli affetti, per cercare lavoro e fortuna. Loro, come tanti altri montanari che avevano abbandonato l’Appennino emigrando all’estero per sfamare se stessi e le proprie famiglie. Non erano sfizi, o avventure. Allora partire era una questione di sopravvivenza. Da Piandelagotti, un piccolo borgo appollaiato sull’Appennino tosco-emiliano, nel comune modenese di Frassinoro, l’11 dicembre 1926 partirono in 19. Tutti uomini, giovani e meno giovani, legati da vincoli di parentela. Destinazione: la Foresta verde della Corsica. Lì, il gruppo di montanari avrebbe dovuto passare l’inverno.

 

Con l’intento di rientrare a casa con un po’ di soldi in tasca, guadagnati a suon di seghe e accette, tagliando alberi nei boschi. Non sapevano, i boscaioli di Piandelagotti, che sarebbe diventati tristemente famosi per una tragedia che di lì a pochi mesi li avrebbe travolti. Lasciandone in vita soltanto sette. 7 su 19. Per dodici di loro, il destino aveva in serbo un dramma che li avrebbe inchiodati per sempre in terra straniera. In quei boschi della Corsica dove i montanari di Piandelagotti erano emigrati in cerca di fortuna. Erano le 3.30 di una notte di bufera, tra il 7 e l’8 febbraio 1927 quando accadde l’inferno. Un inferno di neve. I boscaioli stavano riposando in una baracca in mezzo al bosco. Un riparo costruito per il freddo e la neve trasformatosi in realtà in una trappola mortale. Fu a quel punto, in piena notte, che la bufera sferrò il suo colpo mortale: vento e neve fecero cadere alcuni alberi, che si abbatterono sulla baracca, schiacciandola. Per 12 dei 19 boscaioli non ci fu scampo. E tra quelle lamiere trovarono la morte.

 

Solo sette riuscirono a scampare all’incidente, e a fare ritorno a Piandelagotti. Ma oggi, dopo 90 anni, anche i 12 boscaioli stroncati nel 1927 potranno finalmente riposare in pace. A casa, nell’Appennino, nel paese che li ha visti nascere, crescere, partire, e dove avevano lasciato il cuore. Le salme dei 12 montanari, sepolte dopo la tragedia in un piccolo cimitero di Cozzano, in Corsica, vicino alla Foresta verde, hanno intrapreso nei giorni scorsi il viaggio di ritorno, a cura delle onoranze funebri Gibellini di Modena. Un viaggio via terra e via mare, che dopo quasi un secolo li riporterà a casa. Oggi le salme si trovano a Modena, nella casa funeraria Terra Cielo.

 

E nei prossimi giorni faranno finalmente ritorno in montagna. Ad adoperarsi per il loro ritorno sono stati i loro compaesani, che in questi anni, con libri, celebrazioni, monumenti (realizzati anche col contributo di emigrati negli USA) e targhe, si sono impegnati col cuore a tenerne viva la memoria. Negli anni ’70 è sorto il comitato ‘Vittime della Corsica di Piandelagotti’, che ha lavorato ininterrottamente per riportare in Patria le salme. Con l’aiuto di tutti. Dal senatore Carlo Giovanardi prima, al senatore Stefano Vaccari, al consigliere regionale Luciana Serri, al consigliere comunale Walter Telleri poi. Al viaggio di ritorno hanno contributo tutti: la società sportiva di Piandelagotti, i privati, il Comune di Frassinoro, guidato dal sindaco Elio Pierazzi. La 12 salme, una volta che avranno fatto ritorno nella piccola frazione dell’Appennino, troveranno una sistemazione provvisoria. Ma i cittadini e la parrocchia stanno già lavorando per realizzare un monumento ad hoc nel piccolo cimitero di Piandelagotti, al quale lavorerà l’artista Dario Tazzioli. Per la tomba ‘ufficiale’ serviranno ancora un po’ di tempo e risorse. Ma non ha importanza. Quel che conta è che i boscaioli di Piandelagotti, dopo 90 anni, abbiano finalmente fatto ritorno a casa.

 

Milena Vanoni

 

*Articolo pubblicato il 2 novembre 2017 sulle pagine regionali del Resto del Carlino.

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