Storia dell’alpinismo modenese #5

Il “Gran Mogol”, figura indimenticabile dell’alpinismo modenese.

In appendice alle cronache alpinistiche degli anni ’80 non possiamo non ricordare la figura di Graziano Ferrari, grande alpinista e figura carismatica. Originario di Vignola, autore di scalate coraggiose e preparatissimo tecnicamente, è il primo emiliano a frequentare un corso da Guida Alpina, e nel 1984 ottiene il titolo di Aspirante. Muore nel 1985 travolto da una valanga sul Cimone, tra l’incredulitàgenerale. In sua memoria è stato costruito da alcuni suoi ex compagni di cordata il Bivacco Gran Mogol, in alta Val Fellicarolo.

Dal ’90 al 2000, la storia si scrive ancora tra il Giovo e i Rondinai.

A partire dagli Anni Novanta si ha una veloce evoluzione dell’attrezzatura tecnica, in particolare delle piccozze; sempre più ricurve ed evolute, permettono una progressione in piolet-traction sempre più performante; di conseguenza, si riescono a superare difficoltà via via maggiori.

Il 6.3.1994 ritroviamo Bertoncelli, primo salitore dei canali Sinistro e Destro del Giovo, di nuovo in azione sulla parete nordest dello stesso monte. Con P.L. Maselli apre la “via della sentinella”, così chiamata perché l’attacco era individuato da una piccola guglia verticale di arenaria, ora crollata.

Ma è a cavallo del nuovo millennio che tra il Giovo e i Rondinai spuntano nuove vie invernali come funghi in un bosco d’autunno. Nella 1^ decade del gennaio 2000, caratterizzata da tempo bellissimo e temperature molto basse, salgono in cattedra i toscani Bruno Barsuglia e Marco Colò, in seguito altre volte protagonisti sulle pareti dell’alta valle delle Tagliole. Il 4 gennaio salgono un itinerario di misto molto impegnativo sulla parete est del Rondinaio Lombardo (via Effimera). Il 8 gennaio -e stavolta c’è anche Giorgio Cotelli, bergamasco di nascita ma abetonese d’adozione- un piccolo capolavoro: ha vita Couloir Fantasma sulla parete nordest del Rondinaio, una delle vie più dure di tutto l’Appennino Settentrionale (4 tiri sostenuti, 90°, difficoltà complessiva TD).

Quasi esattamente due anni dopo, il 5.1.2002, ancora con condizioni di tempo lungamente stabile e molto freddo, Barsuglia, Colò e Cotelli sono di nuovo sul Rondinaio Lombardo, stavolta sulla parete nordest. Il risultato è “vola vola l’ape maia”, altra via trois difficiles, molto difficile: 5 tiri molto sostenuti con passi fino a 90°.

Nel frattempo, il 6.2.2000, Carlo Collina e Gianni Fabbri sono stati i primi salitori ufficiali del Canale diretto della Grotta Rosa, sulla parete est del Giovo.

La storia contemporanea, tra cascate di ghiaccio, falesie “d’alta quota” e ulteriori vie invernali.

Tra il 2004 e il 2006, tre inverni consecutivi parecchio nevosi e a tratti anche ben freddi favoriscono un ulteriore pullulare di nuove vie invernali.

Il 14.2.2004 N. Bigliazzi e A. Brancé salgono Misto Rossi sulla Grotta Rosa (che, ricordiamo, non è una caverna ma l’anticima sudest del Giovo, 1963 m s.l.m.). Gli stessi due aprono Ciliegia Gully il 16.1.2005, di nuovo sulla Grotta Rosa. Sempre sulla parete est del Giovo, il 29.1.2005, in occasione di un raduno di alcuni alpinisti appartenenti al Forum del sito web Planetmountain, viene salito un canale poco impegnativo diventato poi una piccola classica, il Canale Jocondor. Il 12.3.2006 riecco in azione la grande coppia Barsuglia-Colo’: grazie a loro, ha luce una nuova via molto impegnativa (TD-, 85°/90°) sulla parete nordest del Rondinaio Lombardo, chiamata Patagonica perché scalabile solo con particolari condizioni di neve e ghiaccio, tipiche appunto della Patagonia.

Nel secondo lustro di quel decennio uno degli alpinisti più attivi sulle maggiori montagne modenesi è il toscano Alessandro Ielpi. Il 31.10.2005, con F. Cappelletti, apre “Rolling Stones” sulla parete nordest del Rondinaio Lombardo, una delle pochissime vie di roccia dell’Appennino modenese (in seguito ripetuta soltanto in inverno a causa dell’estrema friabilità della roccia in assenza di neve e ghiaccio; prima invernale il 13.2.2016 ad opera degli Alpinisti del Lambrusco). Il 14.1.2006, con tanta neve e buon ghiaccio, in compagnia di R. Corbini e F. Pacini apre Pippon Gully sulla parete nordest del Giovo (subito a destra del Canale Centrale). Alla fine di marzo del 2008, approfittando di un ottimo innevamento, sale con piccozze e ramponi i dirupi settentrionali dei Denti della Vecchia 1843 m (esili torrette di roccia nel gruppo dell’Alpe Tre Potenze), e un itinerario di misto sullo sperone centro occidentale del Libro Aperto. È anche autore di una moderna guida edita in proprio: Monte Giovo, proposte alpinistiche invernali.

Nel frattempo al Lago Santo si prodiga il nostro amico Massimo Bernardi, titolare del Rifugio Vittoria. È sua l’idea di attrezzare due paretine di roccia nei dintorni del Lago Baccio per l’arrampicata sportiva, messa poi in pratica dalle Guide Alpine Luca Montanari (Palestra dei Celti) e Stefano Nesti (Scudo dei Celti), tra il 2005 e il 2006. Nello stesso periodo, Stefano Nesti è pioniere su alcune cascate di ghiaccio. Dove? Naturalmente nei freddi versanti del Giovo. E così viene introdotta definitivamente la pratica dell’ice climbing in Appennino modenese. Nesti sale, il 7.2.2005, “di terra e di ghiaccio” e “miraggio invernale”; il 18.2.2005 “tra una speranza e un desiderio”, sempre con M. Mason. Il 23.12.2005 “i freddi orgasmi di Tex”, con M. Bernardi.

A partire dal 2008 si danno molto da fare gli Alpinisti del Lambrusco (Barbieri, Piano, Roncaglia, Santunione, Tardini, Vernazza). In febbraio salgono un canale di 50° sulla paretina occidentale del Libro Aperto, chiamando la via In vino veritas. Il 12 luglio sono in azione sullo spigolo sud dell’Altaretto, aprendo una breve via di roccia in stile tradizionale, con difficoltà massime sul IV grado; la chiamano “il Dio delle piccole cose”. Il 12.1.2014 aprono la “variante di destra” alla via della roccia rossa sulla parete nordest del Giovo, nonché la “variante Barbarossa” sullo stesso versante. Il loro capolavoro è “Viva Rotàri”, vertiginosa via invernale aperta da M. Barbieri, F. Tardini e N. Vernazza il 26.1.2014 sulla parete nordest del Rondinaio; si tratta della via diretta su questa parete, tre tiri di corda molto impegnativi su terreno misto (TD, 90°, IV), “caratterizzata da lunghi tratti di roccia pessima, salibile solamente in condizioni di innevamento eccezionali e con una continua copertura di neve dura e ghiaccio”, usando le parole scritte dagli stessi alpinisti nel loro libro che abbiamo già citato nella nostra prima puntata. E sul finire di quello stesso inverno, sono protagonisti anche sulla parete nordest del Rondinaio Lombardo, aprendo un altro itinerario decisamente arcigno, la via del diedro (M. Barbieri e A. Piano il 13.3.2014).

E infine menzioniamo L. Ferri, A. Menozzi e C. Collina il 30.12.2012. Sul solito Monte Giovo, a fianco della storica Diretta alla Croce e con difficoltà analoghe (65°, AD), salgono “i tre porcellini”, un itinerario giudicato bello e interessante da tutti i ripetitori.

Continua…

Questo articolo fa parte del ciclo di storie “Le escursioni ai tempi del coronavirus”: una raccolta di aneddoti, racconti e nozioni naturalistiche online a cura delle Guide Escursionistiche de La via dei monti, per tenervi compagnia in questo momento di digiuno dalle escursioni. Leggerli sarà come partecipare ad una camminata virtuale con le nostre guide, pur restando a casa, in attesa di ritrovarci presto per sentieri.

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.